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Itinerari a Isola d'Ischia - Forio - Italia


 

Pensione a Isola d'Ischia -Italia

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Dal latino ferax, significa "terra ferace".
L'araldo del Comune di Forio è composto da tre monticelli dai quali spunta una rosa in campo azzurro.
I monticelli sono il simbolo della fertilità di Forio, mentre la rosa rappresenta l'offerta simbolica, che ogni anno si offriva al governatore d'Ischia, come dimostrazione di vassallaggio.La storia civile di Forio incomincia dal momento in cui dei siciliani (Siracusani), avendo trovato in Forio un meraviglioso clima, vi si fermarono accupando la zona ai piedi di Punta Imperatore e prendendo possesso delle terre fino alla vallata di S. Montano. Fondarono una cittadina chiamandola: Forio (Fiorita di fiori), fortificarono i luoghi più sprovveduti e crebbero in pace nella pianura più fertile dell'isola.L'eruzione del Caccavello però fece fuggire la colonia siciliana, seppellendo sotto la lava di Zara e Marecoco la fiorente civiltà siciliana. Calmatisi gli elementi naturali, a prendere possesso della fertile zona accorsero napoletani e romani i quali si fusero in un solo popolo. Ritornarono i siciliani e reclamarono presso Giulio Cesare il loro diritto di antichi proprietari. Le terre furono restituite ai siciliani e così Forio risorse a nuova vita per la loro opera.Dopo non poche irruzioni di barbari che devastarono ogni cosa, i superstiti si rifugiarono sui monti e sulle colline. Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi e Spagnoli immiserirono l'isola e la fertile piana di Forio. Infine, si susseguirono le piraterie che misero sossopra il paese tanto da renderlo squallido, disabitato e spopolato.Scomparso il perciolo più forte, quello della pirateria, i pochi abitanti superstiti tornarono dalle montagne, cominciarono ad affrontare i pericoli e si reseso sclatri nell'attaccare i nemici. Li tenevano così lontani, mentre mettevano ordine nell'agricoltura e nell'industria. La cittadina ritornò così a vita novella e tutti quelli ch'erano andati raminghi ritornarono per costruire fabbricati, case e chiese, mentre rifiorivano le arti e i mestieri.Nella travagliata storia di questo popolo indomito non possiamo dimenticare altre invasioni e soprusi usati da Carlo II nel 1300, mentre la pirateria del Barbarossa si faceva sentire nel 1544. In quest'occasione l'invasione fu tanto terribile che Forio rimase sepolta, incolta ed abbandonata.
Ma i foriani, sempre più decisi, aspettavano con pazienza che finisse l'invasione per risorgere. Più scaltri di prima e pieni di coraggio, ricominciarono con energia a riattivare le industrie, il commercio, l'agricoltura. La ubertosa piana di Forio attirò da tutte le parti d'Italia genti che, fondendosi agli indigeni, diedero vita alla nuova Forio.
Vennero costruite case, chiese, piazze e torri di difesa al caseggiato. Le torri furono costruite in forme diverse e situate su due linee, quella interna e quella esterna. Le estrerne furono munite di artiglieria pronta a rispondere agli assalti nemici. Le stesse strade, strette a sghembo, ed i caseggiati quasi incatenati tra loro dovevano essere una trappola per gli invasori

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